Gay & Bisex
La macchia sull'accappatoio
di Thefab
08.01.2020 |
11.575 |
8
"Cerco di sedurre in tutti i modi sperando che il mio spasimante si faccia vivo..."
L’indomani sono piuttosto euforico, come mi capita ogni volta che intraprendo una nuova storia. Ho l’abitudine di partire a mille, poi tendo a stufarmi. Ora, come al solito, sono contento di quello che mi sta capitando con Vesim. Al mattino sono andato a scuola, ci siamo sentiti quasi tutto il tempo per messaggio. A scuola, ormai, ho trasformato totalmente il mio ruolo da studente diligente, intelligente e preciso di qualche anno fa ad autentico disastro. Sono in quinto, non parteciperò agli esami di stato e sarò costretto a cambiare scuola, Tutta colpa di un gran casino che ho combinato, che non ha a che fare con il sesso e quindi è un’altra storia. Torno a casa, è una bellissima giornata di settembre. Fa un gran caldo, sembra piena estate.
Nel tardo pomeriggio ho allenamento e lì, finalmente, rivedrò Vesim. Oggi non so se riusciremo a stare un po' da soli, ma l’importante è poterci comunque vedere. Finito il pranzo, come sempre, ho casa libera e mi metto in mutande. L’idea è quella di farmi una bella sega, che non sono riuscito a farmi al mattino per via del ritardo che rischiava di farmi perdere il pullman.
Mi stendo sul mio letto, socchiudo la finestra del balcone, mi calo le mutande e inizio, con tutto il relax del mondo. Godo moltissimo, ansimo anche un po' e poi sborro. Come faccio spesso, quando sono solo, mi addormento senza le mutande e col cazzo ancora sporco di sborra.
Riposo circa un’oretta, poi rimetto le mutande, nonostante abbia il cazzo nuovamente duro, e vado a bere qualcosa. Sono ancora confuso per la dormita e inizio, meccanicamente, a preparare la roba per l’allenamento. Ho da ritirare l’accappatoio e un paio di vestiti che sono appesi ad asciugare nel balcone della mia camera.
Senza rifletterci, come faccio spesso, esco in mutande. Sto prendendo i panni stesi quando, improvvisamente, sento una voce femminile.
“Ciao Fabio!”
Immediatamente, come prima reazione, mi guardo nervosamente alla mia sinistra, da dove ho sentito provenire la voce. Tuttavia, non vedo nessuno. Non indosso neanche gli occhiali e sono mezzo ciecato in questo momento quindi inizio a chiedermi chi sia stato a salutarmi.
“Heyyy sono qui, non mi vedi?” la voce arriva nuovamente dallo stesso punto.
Mi avvicino alla ringhiera e guardo nel balcone affianco. Seduta su una sedia sdraio, c’è la mia vicina Elena che si sta fumando una canna. Elena ha un anno in meno di me, è romana ed abita qui da diversi anni. Lei e la sua famiglia si trasferirono che io avevo, all’incirca, 8 anni. Inizialmente li odiavo, perché presero il posto di quelli che c’erano prima, a cui ero molto affezionato.
Erano amici di famiglia con cui spesso andavamo anche a pranzo o a cena. Poi si trasferirono per motivi di lavoro e venne Elena con i suoi.
Col tempo, ho instaurato un buon rapporto con loro, soprattutto con lei. Il fatto di dividere praticamente lo stesso balcone (abbiamo un solo muretto che si separa) ci ha portato spesso a incontrarci lì e a lasciarci andare a lunghe chiacchierate. Ricordo un periodo, quando avevo circa 13 anni, che avevo quasi tentato di autoconvincermi che Elena mi piacesse.
Lo avevo fatto proprio quando mi ero ormai reso conto di essere totalmente gay ma non volevo accettarlo. Un pomeriggio l’aiutai a portare delle cose pesanti dalla cantina, lei mi sorrideva e tra di noi ci fu del tenere per un po' di tempo. Se ne accorsero perfino i nostri genitori, che ci spingevano stupidamente ad avere una storia, reputandoci due bravi ragazzi adatti a stare insieme.
Alla fine, pur avendoci fatto un pensierino, decisi di tirarmi indietro ma ho sempre avuto la sensazione che Elena non abbia mai del tutto rinunciato a me. Anche ora mi osserva in modo strano.
Io, in mutande e col durello, mi sento a disagio e, come prima reazione, mi copro il pacco con la mano e cerco una scusa per rientrare subito.
“Che fai? Ti vergogni? Ti ho visto tante volte in mutande…ti va di fumare un po' con me?”
Non so perché lo faccio, ma accetto. Scavalco il piccolo muretto che ci separa, senza correre alcun rischio perché anche qualora perdessi l’equilibrio, ci sono almeno due metri di spazio dalla ringhiera dei nostri balconi al precipizio. Mi accomodo in un’altra sedia sdraio, posizionata proprio affianco alla mia. Anche lei non è molto vestita, ha una maglietta, un pantaloncino corto quasi invisibile ed è scalza. E’ una bella ragazza: è poco più bassa di me, è mora, ha gli occhi scuri, i lineamenti molto delicati con un meraviglioso nasino e delle labbra carnose ed è abbastanza formosa. Se fossi etero, le sarei senz’altro saltato addosso. Invece non ci ho neanche pensato.
Lei mi passa la canna e iniziamo un po' a parlare. Di solito non fumo ma mi vergognavo a rifiutare, quindi faccio qualche tiro e poi gliela ripasso.
“Allora ti sei fatto la fidanzata eh?” mi dice, come se già sapesse qualcosa-
“Uhm…veramente no” rispondo io perplesso.
“Ahh, perché ieri sentivo un gran casino dalla tua camera, un momento non si poteva stare per le urla” mi dice con un sorriso sarcastico dipinto sul volto.
Io cambio cinquanta colori, prendo tutte le tonalità del rosso, mi sto vergognando come un cane.
“Beh, si…ma non era la fidanzata”
“Ah, una ragazza così, occasionale?”
“Si” mento io.
“E chi sarebbe?” mi chiede Elena, incuriosita, quasi ingelosita.
“Una che non conosci”
“Vabbè, tu dimmi chi è, magari la conosco” mi risponde stizzita
“No, impossibile, è una di fuori, non la conosci”
Praticamente questa ha scambiato i miei gemiti da troia per quelli di una donna e, probabilmente, quelli di Vesim per i miei. Chissà quante altre volte deve aver pensato che io mi stessi fottendo qualche ragazza mentre, in realtà, ce lo stavo prendendo nel culo e ansimavo come una lurida mignotta.
“In ogni caso, ho sentito che l’hai fatta divertire per bene” mi dice lei, insistendo.
“Eh, abbastanza dai”
“Sai…mi piacerebbe provare con te, da molto tempo”
Io rimango sbalordito dalla sua intraprendenza. Non faccio neanche in tempo a dire nulla che me la ritrovo addosso. Mi infila la lingua in bocca e iniziamo a pomiciare. Non posso tirarmi indietro, sono fottuto. Mentre ci baciamo, mi prende le mani e se le mette sotto la maglietta. Non indossa il reggiseno e io le inizio a palpare i seni. Intanto, senza perdere tempo, mi ha tirato fuori il cazzo e me lo sta segando.
“Vieni, andiamo dentro” mi ordina, prima di prendermi per il braccio e portarmi nella sua camera. Mi lancia sul letto, mi sfila via le mutande. Sono tutto nudo e ho il cazzo durissimo. Lei mi guarda con la bava alla bocca. Ultimamente mi sento molto bello, lo ammetto. Mi sono fatto crescere il capello quasi alle spalle, peraltro dopo l’estate è anche più biondo del solito e crea un meraviglioso contrasto con l’abbronzatura che ho ancora e con i miei occhi azzurri.
Con decisione, si toglie la maglietta e mette a nudo i suoi seni. E’ molto ben fatta, questo non posso che ammetterlo. Poi, si leva insieme i pantaloncini e le mutande. La figa è depilata e sembra molto bagnata, il culetto è rotondo e molto ben fatto.
Non ho scampo stavolta, anche perché, stranamente, il mio cazzo risponde positivamente alla situazione e rimane ben duro. Non vi sto a raccontare il tutto nel dettaglio perché immagino che una scopata etero vi interessi poco, ma lo abbiamo fatto come animali. La cosa divertente è stata come io abbia fatto in modo, tutto il tempo, di evitare di ansimare, come invece sono solito fare.
Sentendo i miei gemiti femminili, avrebbe capito che quelli provenienti dalla mia camera erano i mie e non di una mia fantomatica partner. Se mi è piaciuto? In fondo devo ammettere di si.
Per la prima volta da quando vado con una ragazza, non ho dovuto chiudere gli occhi e immaginare niente di diverso dalla realtà. Mi è piaciuto tanto scoparci e c’è stata un’ottima sintonia tra di noi.
Tra me e Elena è continuato un po' così, senza dare mai una vera svolta. Io glissavo l’argomento quando lei lo tirava fuori, a lei in fondo bastava scopare con me.
Abbiamo scopato per un buon periodo, soprattutto nel primo periodo, prima che io mi vedessi con Vesim. Poi Elena si è fidanzata. Capita tuttora, seppur saltuariamente, che io e lei facciamo sesso ma è più una cosa tra amici che altro. Rimango orgogliosamente gay, state tranquilli.
Tornando alla storia, dopo la scopata con Elena mi sento un po' in colpa con Vesim. Arrivo addirittura a raccontargli tutto, spiegandogli la situazione nei minimi dettagli.
Lui capisce il mio punto di vista, non se la prende, anzi, sembra quasi eccitato e spesso gli racconto di quello che accade con la mia vicina prima di fare sesso con lui. Quando viene a casa mia, cerco sempre di evitare di farlo in camera mia quando so che Elena è in casa.
Intanto, sempre in questo periodo, mi iscrivo in palestra. Sono generalmente pigro, lo faccio per il mio fisico. In questo momento, ci tengo particolarmente e mi curo più del solito. In palestra ci vado controvoglia ma cerco di fare almeno tre presenze a settimana. Quando mi capita di non andare a scuola (sempre più spesso) vado al mattino, altrimenti cerco di andarci nel primo pomeriggio, in modo che non mi intacchi gli altri impegni, che possano essere il calcio, Vesim, gli amici o Elena.
Negli orari in cui vado io, la palestra non è pienissima, c’è gente ma non è un caos eccessivamente fastidioso. Per la prima volta, mi ritrovo a fare la doccia anche con uomini adulti ed è bellissimo. Tanti di loro, soprattutto quelli più fisicati, me li scoperei. A volte mi sento osservato, anche perché non perdo la mia abitudine di troieggiare. Quando rientro dall’allenamento, mi tolgo subito i pantaloncini e le mutande e rimango tranquillamente col cazzo all’aria e con le mie belle chiappe in mostra. Spesso capita che rimango così per diversi minuti, nei quali faccio finta di leggere i messaggi che ho ricevuto e di fare altro col telefono in mano. So che alcuni di loro mi guardano e la cosa mi eccita tantissimo. Alcune volte il pisello mi diventa barzotto, ogni tanto anche duro.
Un giorno, verso inizio ottobre, capita una cosa strana. La palestra è popolata ma non pienissima. Quando arrivo io, ci sono diverse persone nello spogliatoio, altrettante in sala. Faccio il mio allenamento, rientro e in quel momento sono solo. Non ho motivo di tergiversare, per cui mi spoglio rapidamente visto che non c’è nessuno che possa guardarmi.
Dal mio borsone, tiro fuori l’accappatoio e mi accorgo subito che è stato toccato. Io, di solito, lo ripongo dentro ad una busta ben piegato e, invece, è all’esterno del suddetto contenitore di plastica ed è buttato alla rinfusa. Perplesso, lo prendo in mano e lo apro. Noto subito una grossa macchia all’altezza di dove andrebbe il mio sedere. E’ sborra, me ne accorgo subito.
Un’altra persona si sarebbe imbestialita all’idea che qualche vecchio porco gli sborrasse sull’accappatoio, a me invece eccita in una maniera pazzesca. Il cazzo mi diventa di marmo, lo porto nella zona docce, mi guardo attorno, mi accerto che non ci sia nessuno e lo odoro. Mi inebrio del profumo forte di quella sborrata.
Senza battere ciglio, col cazzo durissimo, mi faccio la doccia e poi indosso l’accappatoio. La sensazione di contatto della pelle del mio sedere con la macchia di sborra è stimolante da morire.
Non resisto più, mi chiudo in bagno e mi sego, tenendo addosso l’accappatoio. Cerco di evitare gemiti e ansimate troppo rumorose perché, anche se fino a quel momento non c’è stato nessuno, potrebbe entrare qualcuno. Sborro quasi subito, schizzando sia sul water che a terra.
Questo episodio dell’accappatoio sborrato mi manda fuori di testa e non penso ad altro nei giorni seguenti. Scoprire chi è stato, per me, diventa una vera ossessione. Inizio ad andare molto più spesso in palestra, ma soprattutto, cambio il mio atteggiamento. Se prima provocavo, ora sono lì che faccio proprio la troia. Non mi importa di niente, tanto non conosco nessuno. Cerco di sedurre in tutti i modi sperando che il mio spasimante si faccia vivo. A volte, rientrato negli spogliatoi, mi spoglio subito completamente nudo e col pisello in tiro. Senza vergogna, magari fingendo di stare al telefono, giro per la stanza, facendomi guardare da tutti. Il meglio, però, lo do quando finisco di fare la doccia e mi devo asciugare.
Mi piego a novanta, mostro il mio culo più volte. Un paio di volte, approfittando del fatto che le docce siano a cabina e che quella in fondo, la più appartata, sia sempre libera, mi sparo anche una sega sborrando in terra. Ma non finisce qui. Un mercoledì, approfittando del fatto che sia il giorno in cui la sauna è gratuita, decido di provare a farmene una. Entro ed è piena ma io non demordo, anzi. Mi metto tutto nudo e mi stendo. Mi sento osservato, so che qualcuno, in quella sauna, mi scoperebbe. Ho fatto alzare ulteriormente la temperatura all’interno della stanza e ne sono felice.
E il tizio che mi ha sborrato sull’accappatoio? Si fa vivo una seconda volta, a distanza di una decina di giorni. Rientro dall’allenamento e trovo nuovamente il mio accappatoio sborrato. Vicino a esso, c’è un bigliettino, che recita “Sei una troia, prima o poi te lo sfondo quel culetto”.
Il cazzo mi diventa subito di acciaio, ma allo stesso tempo inizio a fare una cernita dei presenti e confrontarli con quelli della prima volta. Inizio ad avere un quadro più completo su chi possa essere.
I candidati che ho in mente sono quattro, tutti presenti in entrambe le situazioni e che ho l’impressione che mi guardino con interesse.
Tre di loro sono sui 35-40 anni, uno è più maturo e meno fisicato. Di loro, un paio mi piacciono, gli altri due non molto ma in questo momento scoperei con chiunque fosse, senza problemi.
La svolta arriva la settimana seguente a questo secondo episodio. Ho dato il peggio negli ultimi allenamenti in palestra. Sono arrivato a portarmi la banana in sala per sedurre. Sono completamente fuori di testa. Ho solo e soltanto voglia di farmi scopare da un uomo vero, cosa che mi manca da un po'. Rientro nello spogliatoio, c’è qualcuno che sta finendo di vestirsi, altri che si stanno cambiando per andarsi ad allenare.
Io riprendo il mio solito teatrino: senza perdere un solo attimo, sfilo subito via pantaloncini e mutande, poi inizio a girare col pisello turgido per la stanza, fingendo di stare al telefono. Ho sempre la sensazione di essere osservato e la cosa mi eccita all’infinito, tanto che decido di farmi una nuova sega sotto alla doccia. Mi spoglio e prendo la solita cabina, quella in fondo che non è visibile dallo spogliatoio. Apro l’acqua calda, mi rilasso sotto il getto mentre il mio cazzo è tutto all’insù e mi preme sulla pancia. Mi accarezzo il corpo mentre lo insapono, ho una grande voglia.
Mi stimolo un po' il buco del culo, poi non resisto più e inizio a segarmi. Evito di fare troppo rumore, sono girato verso la parete e sto godendo, tanto da aver chiuso gli occhi e aver perso il contatto con la realtà. Li riapro poco dopo, ho una strana sensazione e non mi sbaglio.
Qualcuno mi sta osservando. Mi giro e c’è un ragazzo che mi guarda, è in mutande. Lo riconosco subito, è uno di quelli che avevo inserito nella lista dei possibili: è lui, è il ragazzo che mi sborra sull’accappatoio. Lo capisco subito, dallo sguardo libidinoso con cui mi osserva.
E’ uno dei due che mi piaceva, è sui 37-38 anni, pelato, molto fisicato, pieno di tatuaggi, alto, imponente e ha un arnese bello grosso che si intravede dalle mutande. Inizialmente rimango di sasso, una parte di me si vergogna tremendamente per quello che è successo.
Dovevo pensarci, un conto è fantasticare certe situazioni, altre è poi trovarcisi dentro. Il cuore mi batte a mille, deglutisco e mi blocco. Ho il pisello durissimo, provo a coprirmelo con la mano.
Lui si avvicina, arriva appena dentro alla cabina della mia doccia e mi dice, cercando di tenere il tono della voce il più basso possibile:
“Io avevo capito che eri una troia, ma non pensavo fino a questo punto. Te lo sfondo quel culo”
Prendo un po' di coraggio, capisco che ormai la frittata è fatta e sarebbe veramente stupido tirarsi indietro. Tolgo la mano dal cazzo e lo rimetto nuovamente a nudo, poi faccio un passo verso di lui e gli arrivo sotto. E’ almeno 15 centimetro più alto di me. Io respiro affannoso. Gli poggio una mano sul petto, gli tasto quei meravigliosi pettorali. Poi scendo, accarezzandogli la pelle, gli tocco la tartaruga degli addominali e arrivo al pacco. Scosto l’elastico ed esce fuori un meraviglioso cazzo.
E’ di quelli che mi fanno impazzire, da uomo. E’ scappellato e molto venoso, largo, paccuto, vigoroso, di circa 19 centimetri. Sono pronto a inginocchiarmi ma lui mi ferma.
“No, non qui. C’è gente. Preparati che andiamo in un posto se puoi e vuoi” mi dice. Il tono della voce si è fatto più gentile rispetto a quando mi ha dato della troia.
Si gira e fa per allontanarsi, io lo prendo per il braccio e lo tiro ancora verso di me. Mi guarda come per chiedermi che diavolo voglio.
“Ti posso chiedere un favore? Non ti fare la doccia” gli sussurro all’orecchio.
Lui sorride e annuisce, senza proferire parola. Lo voglio così, bello sudato dopo il suo allenamento, che sa di uomo. Termino al volo la doccia e poi torno nello spogliatoio. Lui si sta vestendo, io cerco di fare più in fredda possibile. Per agevolare quello che andremo a fare, non metto neanche le mutande.
Nello spogliatoio ci sono un paio di persone, io mi asciugo al volo i capelli, lui si avvicina e mi dice all’orecchio dove mi aspetterà con la macchina. Appena ho finito, torno alla mia bici, la slego e faccio i 400-500 metri che mi separano dal parcheggio in cui c’è lui.
Metto il mio borsone nel cofano della sua macchina e salgo. Sono molto emozionato. Anche se ho avuto molte esperienze, anche con uomini adulti, questa mi eccita particolarmente.
Sono anni che mi masturbo furiosamente guardando video porno di ragazzini come me che si fanno scopare da uomini muscolosi e vigorosi. Finalmente potrò soddisfare questo mio sogno.
In auto c’è imbarazzo, io non so cosa dire e osservo fuori dal finestrino, lui prova a rompere il ghiaccio e parliamo del più e del meno. Si chiama Alessio, ha 38 anni e convive con una figlia.
A mia volta, gli dico qualcosa di me. Cosa studio, che faccio, cosa mi piace, che sono gay, eccetera.
Arriviamo in aperta campagna, lui segue per un po' la strada e poi svolta all’interno dei campi. Si capisce chiaramente che è una zona che conosce bene. Andiamo fino a dove non siamo visibili dalla strada principale. A quel punto ferma l’auto.
Prima di iniziare, mi ammonisce: non dovrò mai parlare di questo incontro con nessuno, dovrà restare il nostro segreto perché lui ha famiglia e non può permettersi di rovinare tutto per me.
Mi invita a spostarmi sui sedili posteriori, io eseguo e mi spoglio. Rimango solo con i calzini. Lui fa lo stesso. Siamo a pochi centimetri e abbiamo entrambi i cazzi durissimi. Sono lunghi praticamente uguale ma il suo è decisamente più spesso e più vigoroso. Mi accarezza il viso e mi fa segno di avvicinarmi. Io gli salgo sopra a cavalcioni. Iniziamo a baciarci. Sento il suo odore da uomo, sia di sudore che nel fiato, che sa di sigaretta. Mi gusto quel bacio, sento la sua lingua, pomiciamo furiosamente.
Intanto, lui mi strizza le chiappe, me le palpa, le tasta; io, allo stesso modo, mi concentro sui suoi pettorali. Dopo un po', smetto di baciarlo e inizio a leccarlo. Ho voglia di tutto il suo corpo. Mi lascia fare. Gli passo la lingua sul collo e poi sui pettorali. E’ una sensazione bellissima. Molto più eccitante di quando succhio le tette di Elena. Arrivo anche alle ascelle, sanno di uomo e mi inebrio di quell’odore. Alessio è lì che mi osserva, sembra soddisfatto di quello che sto facendo. Scendo in basso, lecco la tartaruga addominale e poi prendo in bocca il cazzo. Ora gli faccio vedere cosa so fare.
Comincio a ciucciare come uno scannato, metto in pratica tutti i trucchi che ho imparato in questi anni. Lo insalivo bene, in modo che possa scorrere bene tra le mie labbra e tra la mia mano. Poi, quando è bello umido, gli faccio un bel massaggio di quelli che mi insegnò a fare Juan.
Lui è scatenato, lo sento che respira più affannoso ma il colpo di grazia glielo do quando glielo riprendo in bocca. Comincio a spazzolare il cazzo come so fare, stringendo per bene la cappella con le labbra e facendo scorrere la pelle su e giù. Alessio rantola, come un uomo, mi fa impazzire.
“Madonna come succhi, sei fantastico” mi dice. Io prendo ancora più coraggio e inizio ad andare a mille con la testa, su e giù. Sono scatenato, lo sto sbocchinando a duecento all’ora e lui inizia a venire in su col bacino. Mi sborra in bocca, ne fa una quantità pazzesca e io bevo tutto, mi disseto di quel fantastico seme che ho avuto solo modo di odorare dal mio accappatoio fino a quel momento.
Restiamo un po' lì, a riprendere fiato. Sono poggiato sul suo petto, lui mi accarezza il corpo senza dire niente. Quella posizione, però, evidentemente lo eccita perché dopo qualche minuto il cazzo è di nuovo bellissimo, duro, in tutto il suo vigore.
“Scopami” gli sussurro con voce da puttanella.
“E’ proprio quello che intendevo fare” mi dice lui, prima di cercare per qualche minuto con la mano dentro la tasca dei suoi jeans, buttati tra i sedili. Tira fuori un preservativo, lo scarta e lo infila. Deve essere tipo alla fragola, perché oltre al fatto che è rosso, sento anche un odore di frutta che si mischia a quello di cazzo e di sudore che c’è nell’aria. Probabilmente, entrasse qualcuno da fuori, troverebbe irrespirabile l’odore che c’è in questa auto, a me invece eccita oltremodo.
Mi fa girare, mi metto a novanta, poggiando le ginocchia sul sedile. Lui, invece, si posiziona alle mie spalle, mette un ginocchio sul sedile mentre la gamba sinistra la poggia a terra, in modo da avere più equilibrio e più spinta. Mi punta il cazzo sul buchino, io lo aiuto con la mano. Con un colpo mi penetra. Sento un po' di dolore e urlo ma gli dico di continuare.
Alessio rimane un paio di minuti col cazzo infilato nel mio culo, lo spinge appena appena dentro, poi lo ritira un po' fuori. Pensa che il mio culo abbia bisogno di certi giochetti, gli dico di scoparmi senza pensarci. Allora perde ogni freno e inizia a spingere come un ossesso. Mi sta sfondando il culo, ha un’energia incredibile. Io sto impazzendo, comincio a gemere, mi agito, sono con gli occhi socchiusi, la bocca spalancata e il mio viso è una maschera totale di piacere.
Alessio comincia a insultarmi, dice che sono una troia, che mi sfonda, che sono la regina dei cazzi e altre cose del genere, che mi scatenano ancora di più. Io rispondo ogni volta, gli dico che è così, che sono una troia e che lo voglio ancora più dentro.
Sembra rimanere sempre più sorpreso dalla mia porcaggine, ma doveva aspettarselo. D’altronde l’ho volutamente provocato per settimane, pur non sapendo chi fosse. Mi aveva talmente preso la testa con quelle due sborrate sull’accappatoio e con quel bigliettino, che ci avrei scopato anche se fosse stato bruttissimo tanto lo desideravo. E invece è un uomo come lo sognavo da tempo.
Il mio toro mi sta stantuffando da dietro, senza perdere minimamente energia. E’ chiaramente uno molto allenato, lo conferma. Non ha il fiatone, non perde vigore, non sente fatica. I suoi colpi sono assestati con forza e con precisione. E’ anche molto esperto, sa come cambiare ritmo. Alterna momenti in cui mi chiava a mille, con il rumore delle sue palle che sbattono sulle mie chiappe, ad altri in cui mi scopa solo forte, infilandomelo di violenza fino a fondo e facendomi sobbalzare.
“Fammi vedere cosa sai fare ora” mi dice.
Cambiamo posizione, lui si siede nel posto centrale dei sedili posteriori, io gli salgo sopra a cavalcioni. Mi impalo il cazzo e inizio a saltellarci sopra. Mi muovo come un ossesso, ansimo, sono scatenato. Lui mi guarda sempre più sorpreso, gli piace da morire il mio viso quando godo e mi bacia. Io rispondo con passione, poi mi attacco al suo collo e inizio a odorarlo. Tocco il suo corpo, passo la mano sui pettorali e sui tatuaggi. Non resisto più. Porto la mano destra sul mio cazzo e inizio a segarmi mentre lui mi incula. Mi invita nuovamente a cambiare posizione. Ora, pur rimanendo seduto, mi giro di spalle.
E’ Alessio ora a chiavarmi, io saltello ma ora è lui che dà il ritmo. Mi tiene sollevato con la sua forza maschia e, venendo su col bacino, mi spinge il suo cazzone fino all’intestino. Io mi sego sempre più forte, inizio ad ansimare. Mi esce una voce ancora più da donna del solito, ho proprio un orgasmo violentissimo. Lanciò un lunghissimo mugugno, quasi infinito, più femminile che mai. E schizzo. Sento la mia mano riempirsi di sperma, l’ho messa a copertura per non sporcargli i sedili. Si riempie totalmente di sperma. Mentre scopo, la porta alla bocca e la inizio a leccare.
“Sei schifoso, sei una puttana” mi dice lui.
Ora ha la voce affannata, d’altronde sarà più di mezzora che stiamo fottendo come animali e l’attuale posizione è sicuramente faticosa.
“Aspetta, cambiamo l’ultima volta, che sto venendo” mi propone.
Apre lo sportello, mi fa stendere a pancia in su sul sedile e lui scende, si mette in piedi davanti a me.
Mi tira verso di lui, mi alza un po' per il bacino, mettendosi i miei piedi sulle spalle, e mi penetra. Mi inizia a fottere con tutte le energie che gli sono rimaste. Io continuo ad ansimare. Ho le mani dietro alla testa, il viso è stravolto.
Quando giunge all’orgasmo, il suo viso si trasforma, sembra un animale indiavolato, respira affannoso e si svuota totalmente dentro al preservativo. Scendo anche io dalla macchina, sono solo con i calzini e cerco i miei vestiti. Lui si è acceso una sigaretta, ancora col cazzo di fuori. Mi chiede se ne voglio una e accetto, forse più per fare colpo su di lui che per altro. Fumiamo appoggiati alla sua macchina, con i cazzi ancora di fuori. Poi ci rivestiamo. Gli domando se ci rivedremo e mi dice di si, ma solo quando vorrà lui. Gli lascio il mio numero di telefono, lui non mi dà il suo.
All’arrivo non ci sono né baci e né smancerie, accosta, mi dà il tempo di prendere il borsone e si raccomanda nuovamente di non avere atteggiamenti strani, neanche in palestra. Si rifarà vivo lui, spero il prima possibile…lo voglio…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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